Dibujos viveva in un libro. Era solo una marionetta nelle mani di una penna manovrata da qualcuno.
Viveva storie allucinanti, piene di orrore, tristezza e se ogni cosa poteva andare male accadeva a lui.
Era come essere costantemente nella mente allucinata di un Poe alticcio o dello sceneggiatore della più assurda puntata di X files. Per non parlare delle cose che accadevano alla Harper's Island o meglio alla Agatha Christie. Lui era sempre uno di quei dieci piccoli indiani. Sballottolato a destra e a manca, in storie sempre più allucinanti come nel peggior Dylan Dog.
Poi un giorno la vide e non si sa per quale magia come quando e perchè riuscì ad afferrarla. La penna magica. Incominciò a scrivere di cose bellissime, quelle che lo riempivano di felicità. Niente e nessuno alterava il suo mondo, i suoi amici erano felici e insieme vivevano in questa illusione che è la fantasia come mai si era vissuto fino ad ora. Poi però qualcosa cambiò. Mancava qualcosa. Non risucivano a capire cosa. Era tutto così immortalmente perfetto. In quella immanente irreale felicità mancava qualcosa. Dibujos pensò e ripensò alla fine prese la penna e
lunedì 18 maggio 2009
Pubblicato da
Arimi
alle
11:46
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